CATANZARO: quale Città! (06-02-2010)

Catanzaro è rimasta ,fra tutte le Città calabresi,la più emarginata,la più violentata urbanisticamente,quella che può annoverare promesse di opere faraoniche spesso progettate ma mai realizzate e, se realizzate, urbanisticamente inaccettabili. La Città avrebbe dovuto svilupparsi verso il suo naturale espandersi : il mare ma le lobby del potere politico ed economico della città preferirono farla sviluppare verso la montagna. Eppure sarebbe stato sufficiente seguire le linee urbanistiche indicate  da Antonio Greco sin dal 1862. Il Greco,deputato, aveva presentato in parlamento e fatto approvare la ferrovia Catanzaro-Catanzaro Marina convinto che la Città avrebbe dovuto guardare al suo futuro economico-agricolo e turistico verso la sua marina. La classe politica non tenne conto di quelle giuste indicazioni per soddisfare altri interessi ! Scriveva Filippo Ramondino una nota calzante anche per la Città di Catanzaro: ….” La responsabilità di un deficit civile possiamo certamente attribuirla a quelle strutture malefiche di potere che agiscono sul territorio, ma non sarebbe del tutto onesto vedere solo in loro la causa prima:il peccato originale e originante,cioè la causa negativa scatenante è in ogni coscienza che si appiattisce,che si lascia ingannare,sedurre e plagiae,che si rassegna ad una vita di schiavitù e di passività. Se la società è incapace di diagnosticare quanto di patologico essa stessa  produce, significa che è una società malata gravemente,rassegnata alla morte,incapace di fornirsi di quei mezzi culturali e morali per curarsi”.

Catanzaro ha una sua storia antica : Sarebbe bello potersene riappropriare del senso della gratuità nel servire la cosa pubblica,imitando esemplari figure del suo passato sulle quali si cerca ,invece, di stendere il velo dell’oblio. Catanzaro aveva, nelle sue case e cose,nelle sue vie  e piazze, nelle sue chiese e conventi,negli alberi, nel suo mare e nella sua collina, la storia della sua armonia,della sua  proporzione,dell’ordine. Di questo e di altro potrebbero parlarne tre studiosi innamorati della Città:Cesare Mulè, Antonio Carvello, Pino Casale. Alle lobby  politiche di questa sfortunata Città è mancato il  gusto di coniugare urbanitas e humanitas, legalità e passione civica, spirito di servizio. Il disordine delle strade,il sovraffollamento automobilistico ha creato una massa di nevrotici e aggressivi. E’ in pericolo non solo la tranquillità dei cittadini,ma anche la loro igiene mentale. Catanzaro non è stata e non è amata dai suoi amministratori. Per la gran parte  Catanzaro è stata soltanto terreno di competizione, luogo di scambio e di calcolo economici, stazione di transito, spazio da usare e sfruttare; senza memoria da preservare,senza bellezza da tutelare.

Oggi Catanzaro appare una Città priva di ambizioni di nuove conquiste estetiche che potrebbero sfidare gli anni a venire. La politica opera per allungare, con empia e sadica burocrazia l’agonia di quelle opere in disfacimento a causa del logorio del tempo e dell’incuria degli uomini; e questo perché non c’è amore per la Città. Ne consegue un degrado ambientale che oltre a penalizzare la qualità della vita,fornisce,a chi viene, una immagine fortemente negativa facendone rilevare la scarsa consapevolezza che la comunità ed i suoi amministratori possiedono circa la propria città. Il futuro di una città dipende anche dai suoi cittadini che  “ sono quel prodotto delle società democratiche che permette di combattere le loro patologie,la dispersione individualistica ed il dispotismo che  ne deriva dal potere sociale di quelle minoranze che prendono le decisioni più rilevanti per la comunità. (F:Cassano, Homo Civiens)